Il mercato delle proteine è in continua crescita, e ciò grazie anche a dei prodotti insospettabili, proteine “truccate” che stanno conquistando i mercati di tutto il mondo ed i consumatori salutisti.

Sino a pochi anni fa a spadroneggiare erano beveroni, barrette e pillole in vendita nei negozi per i soli addetti ai lavori, oggi li troviamo sotto forma di pasta, biscotti e pane a base proteica ma del tutto simili ai carboidrati per quanto riguarda aspetto e gusto, venduti in negozi alla portata di tutti, dalle panetterie agli alimentari bio. Un fenomeno che sa quasi di miracolo, visti i tempi di crisi economica e considerato il crollo della spesa riguardante le fonti principali di proteine, ossia pesce e carne, arrivati nel 2013 rispettivamente al -20% e -6%. Stando ad un’indagine della Bbc il giro d’affari delle proteine nascoste raggiungerà il picco di 13 miliardi di dollari entro il 2017.

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Il pioniere fu “Maximuscle”: questo brand leader negli Stati Uniti fece approdare le famigerate polveri proteiche dagli stipetti dei culturisti a quelli delle cucine di ogni casa americana, avvalendosi di testimonial alla tv come giocatori di rugby invece di body builder e promuovendo la pubblicità sulle riviste patinate. Una strategia che si rivelò vincente.

In base ad uno studio Mintel persino in Europa il consumo di snack, barrette ed integratori è aumentato, addirittura triplicato rispetto al 2004, anno d’oro delle diete “Low Carb”, periodo in cui si intravedevano i primi ristoranti fusion e la soia iniziava a fare capolino fra i menù. Si era solamente agli albori: in parallelo con il solido mercato di maltodestrine, taurina, arginina, taurina ed aminoacidi si stava facendo strada pian piano la generazione di prodotti proteici più blandi. Un esempio fra tutti il pane “Low Carb”, prodotto povero di carboidrati ma con un quantitativo di proteine quadruplicato rispetto a quello del pane normale: in Italia nel 2013 erano già un centinaio le panetterie a sfornare questi panini, arrivando ad un quantitativo di circa 30 tonnellate annuali.

Altro grande business del zero carb la pasta di shirataki, noodles ottenuti dalla radice di konjac, totalmente privi di carboidrati e con un bassissimo indice glicemico: leggermenti gommosi, ma indubbiamente salutari e in vendita anche nelle farmacie, come valida alternativa per celiachi, diabetici e salutisti in genere. Un fatturato che si aggira intorno ai 2 milioni di euro ormai.
Molti prodotti della linea Dukan sono entrati a far parte del “quotidiano”, disponibili in oltre 2000 farmacie, 800 ipermercati e due shop online, con una crescita del 10% prevista per il prossimo anno. “I nuovi prodotti mimano sempre di più i carboidrati”, ha spiegato l’analista di Mintel Laura Jones. “Nel 2013 il 10% dei nuovi alimenti low carb erano pasta, il 10% pane e brioche, l’8% snack e barrette”.

L’obbiettivo che muove molte aziende italiane è quello di rimodellare la dieta mediterranea secondo lo stile di vita odierno, divenuto più sedentario e per il quale servono molte meno calorie. In tal senso le proteine permettono di tenere il peso sotto controllo, sebbene i prezzi di molti prodotti siano ancora proibitivi, dovuti per lo più alla distribuzione. È importante però prediligere le proteine di origine vegetale e non abusarne in generale poiché ciò potrebbe tradursi in affaticamento renale e osteoporosi.

E la carne? Secondo le statistiche Pnas, “Proceedings of the National Academy of Sciences”, per il 2050 si prevede un incremento del consumo di proteine derivate da carne del 73%, pari a 500 milioni di tonnellate, e un 58% in più di prodotti caseari. In cima alla lista di consumatori però non vedremo gli Usa ma Paesi emergenti come Cina, India e Brasile.